Andy Warhol – Biografia ed opere di questo originale artista statunitense.. re della Pop Art

. . . . La “Pop Art” ovvero Arte Popolare è una corrente artistica nata in Gran Bretagna nella seconda metà del ‘900 di cui Andy Warhol è stato uno dei principali ispiratori e maestri. Pittsburgh 6.8.1928 – New York 22.2.1987 RICORDO DI ANDY […]

via Andy Warhol – Biografia ed opere di questo originale artista statunitense.. re della Pop Art — IL MONDO DI ORSOSOGNANTE

La “Pop Art” ovvero Arte Popolare

è una corrente artistica nata in Gran Bretagna

nella seconda metà del ‘900

di cui Andy Warhol è stato uno dei principali

ispiratori e maestri. 
Pittsburgh 6.8.1928 – New York 22.2.1987
RICORDO DI ANDY WARHOL RE DELLA POP ART
a cura di Tony Kospan
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Pittsburgh in una famiglia d’origine slovacca e
dopo essersi diplomato nel 1949 inizia a lavorare
come grafico pubblicitario per alcune note riviste
ma svolge anche l’attività di vetrinista e di scenografo.
Presto inizia a creare delle pubblicità tutte sue e nel 1952
tiene la sua prima mostra di disegni alla Hugo Gallery di New York.
 Dal 1960 inizia a creare dipinti che si rifanno ai fumetti
ed alla pubblictà di grandi marche… ed inizia ad usare la serigrafia…
Successivamente affronta un’iniziativa molto più ampia la “Factory
una specie di officina creativa e collettiva d’arte di massa..
 Iniziano anche i suoi rapporti con Leo Castelli
che molta importanza avranno
nella diffusione sempre più ampia delle sue opere…
Intanto, per la sua “stranezza” nel proporre immagini consumistiche
la sua arte ebbe molte critiche negative.
 Infatti il fenomeno Warhol era molto discusso ,
e negativamente considerato, sia per la sua eccentricità
che per l’immagine trionfale del consumismo americano,
proprio negli anni in cui il mondo della cultura  
cercava di lottare contro di esso.
Ma le sue opere, nonostante questo,
 avevano un grande successo di mercato
forse perché appariva non molto nascosto il loro intento provocatorio,
e venivano esposte nelle mostre di tutto il mondo.
 Nel frattempo si dedicava anche al cinema con 2 cortometraggi
“Sleep” ed “Empire”.
Il 3 giugno 1968, una fanatica femminista frequentatrice della ‘Factory‘,
sparò a Warhol e al suo compagno di allora, Mario Amaya.
 Non morirono ma Warhol si salvò proprio per un pelo.
 Negli anni successivi e fino alla sua prematura morte,
in un ospedale di New York a seguito di un’operazione alla cistifellea,
si dedicò a creare degli happening multimediali
in cui si associavano varie forme d’arte
ed a rivisitare famosi capolavori…
(l’ultimo prima di morire fu “L’ultima cena”).
Venne sepolto a Pittsburgh
 che nel 1990 creò in suo onore
l’Andy Warhol Museum.
LA SUA VISIONE ARTISTICA
Egli cerca di evidenziare i simboli più evidenti
della società del suo tempo
ma affronta anche temi sociali veri come gli incidenti stradali
e la sedia elettrica.
Il suo stile, sembra non differire molto dalla realtà visiva di ogni giorno
e  può anche apparire quasi indifferente e/o banale,
 però colpì molto il mondo artistico e dei media del dopoguerra
 ed infatti tuttora è molto apprezzato.
  Andy fu ed è ancor oggi considerato
il massimo esponente della Pop Art.
  Tony Kospan
AMANTI DELL’ARTE ED ARTISTI…
I N S I E M E

La buona madre è quella che diventa inutile

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto

La buona madre è quella che diventa inutile col passare del tempo.
È giunto il momento di reprimere l’impulso naturale materno di voler mettere il piccione sotto l’ala, protetto da tutti gli errori, tristezze e pericoli. È una battaglia difficile, lo confesso. Quando comincio a indebolirmi nella lotta per controllare la super-madre che tutte abbiamo dentro, mi ricordo la frase del titolo. ” La buona madre è quella che diventa inutile…”
Se ho fatto il mio dovere di madre correttamente, devo diventare inutile. E prima che una madre mi accusi di disamore, spiego cosa significa. Essere “inutile” è non lasciare che l’amore incondizionato di madre, che esisterà sempre, provochi vizio e dipendenza nei figli, come se fosse una droga, a tal punto, che loro non siano in grado di poter essere autonomi, fiduciosi e Indipendenti. Devono essere pronti a tracciare la loro rotta, a fare le loro scelte, a superare le loro frustrazioni e a commettere i propri errori anche con ogni fase della vita, una nuova perdita è un nuovo traguardo; per entrambe le parti: madre e figlio.
L’amore è un processo di liberazione permanente, e quel legame continua a trasformarsi nel corso della vita. Fino al giorno in cui i figli diventano adulti, costituiscono la loro famiglia e ricominciano il ciclo. Quello che hanno bisogno è di avere la certezza che saremo con loro, fermi, nell’accordo o nella divergenza, nel trionfo o nel fallimento, pronte e presenti, l’abbraccio stretto, e il conforto nei momenti difficili. I genitori e le madri, in sostanza, allevano i loro figli affinché siano liberi e non schiavi delle nostre paure. Questa è la più grande sfida e la missione principale.
Quando impariamo ad essere “inutili”, ci trasformiamo in un porto sicuro dove possono attraccare.
A Chi Ami dai:
Ali per volare.
Radici per tornare.
Motivi per restare.Facciamo figli indipendenti e sicuri di se stessi per vivere una vita piena e onesta. “Quando una madre ama davvero educa i suoi figli per imparare a volare”.

Annalisa Pintus

 

Frazer – Morte e risurrezione di Osiride — l’arte dei pazzi

Nell’antico Egitto, il dio la cui morte e risurrezione venivano celebrate ogni anno con alternarsi di dolore e di gioia, era Osiride, la più popolare delle divinità egizie, e vi sono forti ragioni per classificarlo in uno dei suoi aspetti con Adone e con Attis, come la personificazione dei grandi cicli annuali della natura e […]

via Frazer – Morte e risurrezione di Osiride — l’arte dei pazzi

Questa non la posso perdere: Delizia al limone

Finalmente la ricetta della” Delizia al Limone”!E’ il dolce che chiedo sempre alla fine di ogni pranzo fuori casa,  non sempre però lo trovo nel  menù . Prelibato e raffinato non vedo l’ora di provarlo e se mi andrà  bene , lo farò per Caterina quando verrà a casa la prossima volta .Delizia al limone

Ingredienti

Per il pan di Spagna
3 uova
90 gr di zucchero
40 gr di farina
25 gr di fecola
1 pizzico di sale
25 gr di mandorle dolci pelate
1/2 limone Costa d’Amalfi
1/2 baccello di vaniglia

Per la crema al limone
2 tuorli d’uovo
40 gr di zucchero
40 gr di succo e scorza di limone Costa d’Amalfi
40 gr di burro

Per la crema pasticcera al limone

180 gr di latte fresco intero
80 gr di panna liquida
4 tuorli d’uovo
60 gr di zucchero
15 gr di amido di mais
1 pizzico di sale
1 limone e scorza Costa d’Amalfi
1/3 di baccello di vaniglia

Per la bagna al Limoncello
30 gr di acqua
30 gr di zucchero
50 gr di limoncello
1/2 limone Costa d’Amalfi

Per la farcitura
60 gr di latte fresco intero
110 gr di panna montata zuccherata
30 gr di limoncello

Procedimento

Innanzitutto preparate il pan di Spagna sbattendo con le fruste i tuorli con 40 gr di zucchero, la scorza di limone e i semini di vaniglia fino ad ottenere un impasto spumoso. A parte, montate gli albumi a neve con un pizzico di sale e lo zucchero rimasto. Setacciate insieme farina e fecola e unite le mandorle tritate fini. Incorporate ai tuorli gli albumi montati e aggiungete la miscela di farine. Distribuite nello stampo a semisfere unte e infarinate. Cuocete per 15 minuti in forno a 170 °C.
Per la crema al limone grattugiate la scorza del limone pulito e poi premetene il succo. Mettete la scorza grattugiata in infusione nel succo per circa 20 minuti. Sbattete i tuorli con lo zucchero, poi diluitevi 40 g di succo di limone. Ponete a fuoco minimo e, sempre mescolando con un cucchiaio di legno, cuocete fino a 80°. Allontanate dal calore e immergete il pentolino in un bagnomaria di acqua fredda. Con un mixer a immersione rendete la crema liscia e vellutata. Lasciate raffreddare fino a circa 50°, aggiungete il burro a pezzetti ed emulsionate ancora con il mixer a immersione. Coprite la crema con pellicola e conservate in frigo.
Per la crema pasticcera al limone riunite in un tegame il latte, la panna e le scorze di limone, portate appena a ebollizione e lasciate in infusione per 1 ora. Amalgamate con una frusta i tuorli con lo zucchero, i semini di vaniglia, l’amido e il sale. Gradualmente, sempre mescolando, incorporate il latte filtrato. Cuocete fino a 82 °C per circa 1 minuto. Versate la crema in una ciotola e ricopritela con pellicola trasparente. Riponete in freezer per 20 minuti e poi conservate in frigorifero a +4 °C.
Per la bagna al limoncello stemperate lo zucchero nell’acqua profumata con la scorza di limone. A fuoco basso portate a bollore per 1 minuto. Lasciate raffreddare e unite il limoncello.
Amalgamate la crema al limone ben fredda alla crema pasticciera. Aggiungete 30 gr di limoncello e 30 gr di panna montata zuccherata. Mescolate bene tutti gli ingredienti e con l’ausilio di un sac-à-poche farcite internamente le cupole di pan di Spagna, bucandole dalla parte inferiore. Alla crema avanzata incorporate con delicatezza 80 gr di panna montata zuccherata, poi diluite con 30-40 gr di latte fresco, trasformando così la crema in una glassa densa. Adagiate le delizie su un piatto e ricopritele di glassa. Decorate le delizie con un ciuffo di panna montata e del limone grattugiato. Lasciatele in frigorifero fino al momento di servire.

IL SENSO DELLA VITA – IL MONDO DI ORSOSOGNANTE

La consapevolezza della condizione umana ed il susseguirsi delle stagioninon possono non farci meditare un po’ sul senso del nostro vivere. Golconde IL SENSO DELLA VITA E LA CONDIZIONE UMANAIN POESIA ARTE AFORISMI CANZONI E… a cura di Tony Kospan Non possiamo non constatare che, nonostante l’enorme progresso tecnologico,la natura ci domina con la sua […]

via IL SENSO DELLA VITA – Poesie.. aforismi.. dipinti e canzoni ci parlano di questo tema fondamentale — IL MONDO DI ORSOSOGNANTE

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Tiziano con il suo capolavoro “Paolo III ed i suoi nipoti” ci svela l’arroganza del potere – IL MONDO DI ORSOSOGNANTE

Paolo III con i nipoti

. . . Questo dipinto di Tiziano conservato nel Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli , noto ma non notissimo, ha un enorme rilievo nella storia dell’arte. . Infatti l’autore ha l’ardire e la capacità geniale di prendere in giro, e colpire, il potere aprendo la strada ad altri grandi artisti come Goya, Veazquez e […]

Questo dipinto di Tiziano

conservato nel Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli ,

ha un enorme rilievo nella storia dell’arte.

Infatti l’autore ha l’ardire e la capacità geniale
di prendere in giro, e colpire, il potere aprendo la strada
ad altri grandi artisti come  Goya, Veazquez e Bacon.

I PERSONAGGI

Il Papa, Paolo III è il grande Pontefice
che combatté la Riforma Luterana con il Concilio di Trento,
ma è anche il committente dei mitici affreschi di Michelangelo

della Cappella Sistina ove è pure ritratto nel “Giudizio Finale” (v. sopra) .

Qui appare vecchio e sofferente con quella testa che appare girata a fatica
ma la sua mano attaccata come un artiglio al bracciolo della poltrona
e la pelliccia maculata che fodera la mantella ci rivelano che questo vecchietto
è un potentissimo leader mondiale.Quest’uomo rappresenta un enorme sistema di potere immobile
che si difende con forza da qualsiasi tentativo di modificarlo.

La forza del suo potere è espressa anche dai nipoti,

il Cardinale Alessandro ed il Principe Ottavio,
(potere ecclesiastico e potere laico) che gli sono intorno a sua protezione.
Ma se l’ecclesiastico mostra con il suo sguardo malinconico un po’ di umanità
appare invece amaramente emblematica la figura del Principe accanto al Papa.

Osserviamo come sia falso ed untuoso il suo inchino,

come sia sfuggente e ambiguo il suo sguardo e come sia simbolica
quella mano appoggiata sulla spada pronta ad intervenire se necessario.

Non meno significativo è l’orologio d’oro sul tavolo quasi a simboleggiare
la precisione che devono avere i meccanismi del potere.

SIGNIFICATO

Il Papa è ormai molto vecchio, i nipoti devono essere pronti a tutto
per mantenere in famiglia il potere.

Pronti cioè a creare o cancellare nuovi stati o staterelli, a fare congiure,
a ricattare, e a nominare nuovi cardinali e/o nuovi principi per nuove alleanze.

Tiziano

La grande forza espressiva del dipinto ci rivela in fondo
una cosa eterna, la forza del potere, che si estrinseca
in comportamenti amorali o immorali come il trasformismo,
l’accaparramento di beni pubblici, l’ipocrisia, i favoritismi etc…

ANALISI

Tiziano utilizza il suo intenso e fantastico colore non per addolcire
ma per evidenziare una realtà e svelare cosa nasconde il potere.

I personaggi dipinti sono così sicuri di sé che non si accorgono
dell’enorme forza critica che il dipinto assume ed il Vasari

racconta che il dipinto era così apprezzato che molti fedeli

nel vederlo credevano di trovarsi davvero davanti al Papa.

Tiziano sbatte in faccia a loro la verità che ha una tale evidenza
che nessun potere può distruggere o coprire con belle parole a lungo

e dunque il dipinto ha in sé una grande carica innovativa.

Tony Kospan

IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA

 

 

 

Le pizzette la mia passione!

Pizzette al fornoRicetta Pizzette rosse

Quando gli ospiti sono tanti , preferisco  puntare su piatti semplici ma buoni. Sicura di far bella figura scelgo sempre la  ricetta  delle pizzette: sono pratiche da preparare ed apprezzate da tutti. Ma la cosa più importante, è che si possono preparare il giorno prima, così da non trovarsi all’ultimo con troppe cose da fare.
Le ricette classiche però non vanno bene, per delle pizzette da preparare prima e da intiepidire solo all’ultimo: la pasta diventa gommosa, insipida, tendendo ad assomigliare a quella industriale. E far pensare che io compri tutta roba industriale non è certo quello che voglio. Fortunatamente c’è un piccolo trucchetto che permette di risolvere il problema: il burro! Aggiunto all’impasto della pizza il burro permette alla pasta di rimanere fragrante e compatta anche dopo un giorno dalla cottura, e rende le pizzette deliziose persino se mangiate fredde.
Ingredienti per 30 pizzette circa:
– 100 gr di farina 0
– 150 gr di farina di Manitoba
– 125 ml di acqua
– mezza bustina di lievito di birra secco (o mezzo panetto di quello fresco)
– 25 gr di burro
– 1 cucchiaino di zucchero
– 2 cucchiaini di sale fino
– 2 cucchiaini di olio di oliva
– polpa di pomodoro
– mezza mozzarella
-origano
– sale per la salsa
Procedimento:
Riattivate il lievito lasciandolo una decina di minuti in una terrina con l’acqua tiepida e lo zucchero ben sciolto. Quando inizierà a fare le bolle aggiungetevi le farine già mescolate al sale, l’olio d’oliva ed impastate. Consiglio di fare questa operazione a mano, credo che sentire sotto le dita l’impasto sia fondamentale per evitare errori.
Quando sarà abbastanza omogeneo trasferitelo sul piano di lavoro ed aggiungete il burro a temperatura ambiente ridotto a fiocchi. Impastate fino a che non sentirete più il burro sotto le dita, indice di un impasto ben omogeneo.
Ricordate che l’impasto deve “pulire” la tavola e le vostre dita asportando gli eventuali residui presenti, non appiccicarsi al piano di lavoro. Nel caso serva, aggiungere altra farina. Le dosi di farina negli impasti non possono mai essere precise, molto dipende dall’umidità dell’ambiente ed anche dalla marca di farina usata.
Formate una palla unica, infarinatela leggermente sulla superficie e mettetela a lievitare in una terrina coperta da un panno appena umido. Qualsiasi posto tiepido, lontano da correnti d’aria, andrà benissimo.
Dopo mezz’ora formate con l’impasto dei dischetti, alti circa mezzo centimetro. Formateli leggermente più piccoli delle pizzette che volete ottenere. Lasciate lievitare, ben distanziati e su della carta forno, altri 45 minuti.
Nell’intanto scaldate il forno a 200°C.
A questo punto, con un pollice, create delicatamente una fossetta al centro di ogni pizzetta. Farcite con un mezzo cucchiaino di salsa di pomodoro, già salata e condita con abbondante origano. Quindi completate ogni pizzetta con un cubettino di mozzarella.
Cuocete le pizzette al forno per 12-15 minuti, in base alla loro dimensione ed altezza.
Potete servire le pizzette subito o aspettare che si intiepidiscano. Potete anche mangiarle una volta fredde, grazie al trucco del burro nell’impasto, così come intiepidirle nuovamente in seguito.

Ponte dell’Arcobaleno, anche gli animali vanno in Paradiso

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Anche gli animali vanno in Paradiso e lo fanno arrivando nel Ponte dell’Arcobaleno. Di cosa si tratta? Di un luogo mitico in cui tutti i proprietari che hanno perso un amico a quattro zampe sono certi che lo ritroveranno. La leggenda che parla di questo luogo fantastico è stata tramandata nel corso dei secoli e    

Secondo un’antica leggenda gli animali che muoiono raggiungono un posto speciale:
il Ponte dell’Arcobaleno 

Anche gli animali vanno in Paradiso e lo fanno arrivando nel Ponte dell’Arcobaleno. Di cosa si tratta? Di un luogo mitico in cui tutti i proprietari che hanno perso un amico a quattro zampe sono certi che lo ritroveranno. La leggenda che parla di questo luogo fantastico è stata tramandata nel corso dei secoli e risale agli Indiani d’America.

Chiunque ami gli animali o ne ha avuto uno, prima o poi si ritrova a soffrire per la morte dell’adorato peloso. Si tratta di un dolore che è simile, se non identico, a quello che si prova quando viene a mancare una persona cara. Un lutto che è reso meno pesante dall’idea che il cane (ma anche il coniglio, il gatto o il cavallo) dopo la morte si trovi in un posto migliore. 534898_371218136282243_1278955408_n (2)

Si tratta di un posto che esiste oltre l’arcobaleno e che viene chiamato appunto Ponte dell’Arcobaleno. Quando un animale lascia la Terra, raggiunge questo posto. Qui si trovano colline verdi e prati con erba profumata. I cani che erano malati o vecchi ritornano in salute, possono correre e giocare. C’è molto da mangiare e da bere, non fa mai troppo caldo o freddo e tutto è meraviglioso. Si tratta di un luogo meraviglioso simile al Paradiso, ma in versione quattro zampe. Tutti i cani che si trovano nel Ponte dell’Arcobaleno però sentono nostalgia nei confronti degli umani che si sono lasciati indietro. Secondo la leggenda i cani fissano continuamente le colline, in attesa di veder spuntare la persona che hanno amato quando erano in vita. Chiunque ha perso un cane che amava, come ad esempio Antonella Clerici che ha dovuto dire addio al suo Oliver, spera un giorno di incontrare di nuovo il proprio amico a quattro zampe, di raggiungerlo nel Ponte dell’Arcobaleno e di poterlo accarezzare di nuovo.

via Ponte dell’Arcobaleno, anche gli animali vanno in Paradiso — DiLei

Nastrine fatte in casa  

Pubblico la ricetta delle nastrine fatte in casa perchè  come avrete capito utilizzo il mio blog come una sorta di diario , dove annotare le cose importanti da realizzare nei prossimi giorni. Di solito , poiché sono  profondamente contraria ai cibi industriali, preferisco prepararli personalmente , consapevole comunque di non essere sempre perfetta. Sia chiaro, non ho il tempo materiale per fare tutto da me, mi piacerebbe ma fisicamente non posso. Credo però sia importante cercare di limitare il consumo di prodotti industriali, che si tratti di sughi pronti o di dolcetti.
Le nastrine   sono sempre state tra le mie merendine preferite, da sempre. Alte e soffici, con lo zucchero sopra e profumate: chi non le adora? Provare a farle in casa sarà davvero divertente, considerando la semplicità delle operazioni . L’impasto deve essere morbido ma sfogliato. Unica accortezza: sappiate che per farle ci vuole molto tempo per la lievitazione . Prendetevela comoda!Il risultato è facile da descrivere: considerate le classiche nastrine dal gusto delizioso e morbidissime ma un poco “inconsistenti”. Date loro più colore e più sostanza con un impasto che non si appiattisca sotto le dita.
Ingredienti (8 nastrine grandi o 16 piccole)
– 300 gr di farina 00
– 300 gr di farina di manitoba
– 280 gr di burro
– 2 uova intere ed un tuorlo
– 90 gr di latte intero
– 90 gr di zucchero
– 20 gr di lievito di birra fresco
– un cucchiaio raso di zucchero a velo
– un cucchiaino scarso di sale
– 10 gocce di aroma pandoro FlavourArt
Procedimento:
Per iniziare a preparare le nastrine fatte in casa attivate il lievito, sciogliendolo nel latte assieme allo zucchero. Appena sarà comparsa una “schiumetta” superficiale unite la farina, 180 gr di burro, l’aroma e le uova (sia quelle intere che il tuorlo). Solo per ultimo il sale.
Lavorate il tutto per una decina di minuti almeno, con una planetaria a media velocità o con uno sbattitore elettrico usando le fruste a spirale. Riprendete brevemente l’impasto a mano, passaggio che consiglio sempre per accertarne consistenza ed omogeneità. Lasciate quindi riposare una mezz’ora a temperatura ambiente.
Stendete per la prima di tante volte l’impasto delle nastrine fatte in casa. Ricavate un rettangolo più lungo che largo, spesso non più di un centimetro. Stendete della farina sul piano di lavoro, per aiutarvi meglio. Lavorate i rimanenti 100 gr di burro con lo zucchero a velo, quindi stendetelo su due terzi dell’impasto. Piegate il terzo senza burro sopra la parte centrale, quindi copritelo con il restante terzo imburrato. Formerete così un altro rettangolo, largo quanto quello di partenza ma lungo un terzo. Avvolgete nella pellicola trasparente e lasciate in frigo 45 minuti.
Il tempo in frigo serve al burro per raffreddarsi ed evitare che si mescoli con l’impasto. E’ infatti necessario che si formino strati di pasta omogenei e separati dal burro. Anche per questo, nelle pieghe che seguono dovete evitare che il burro fuoriesca dall’impasto usando molta delicatezza. Non è un’operazione difficile, ma bisogna essere tranquilli e fare con calma. La foto che segue farà chiarezza
 Togliete la pasta dalla pellicola e disponetela con il lato corto verso di voi, con il margine esterno in vista alla vostra destra, esattamente come nel punto 4. Stendete l’impasto con il mattarello, allungandone solo il lato lungo come nel punto 1. Ripiegate ancora l’impasto in tre come prima, senza aggiungere altro burro, come vedete nei punti 2 e 3. Ruotatelo con il margine esterno sempre alla vostra destra, riportandolo in posizione 4. Ripetete l’operazione: allungate il lato lungo e piegate in tre. Coprite con la pellicola e lasciate in frigo altri 45 minuti.
Rifate nuovamente quanto scritto sopra: stendete l’impasto e piegatelo in tre per due volte. Ancora lasciate riposare in frigo. Una mezz’ora basterà, poi potrete formare le nastrine.
 
Le nastrine hanno appena iniziato la lievitazione
Estraete il vostro panetto rettangolare dal frigo. Non lavoratelo con il mattarello: dovrebbe esservi venuto alto circa 3 cm e va benissimo così. Rifilatene i bordi con un coltello molto affilato. La parte che togliete potete cuocerla: sarà buona ma esteticamente non molto bella. Tagliate il rimanente impasto in fette larghe circa un centimetro. Ogni fetta si trasformerà in una nastrina, ma se vi sembrano troppo grandi potete sempre dividerle a metà. Io ho ottenuto 8 nastrine un più grandi di quelle tradizionali, dividendone a metà un paio ho creato delle nastrine appena più piccole di quelle che conoscete.
Attorcigliate l’impasto per fargli assumere la classica forma, disponete le nastrine su della carta forno e coprite con della pellicola trasparente (lasciando comunque passare l’aria, non sigillatele). Non saranno bellissime, le mie le vedete qui in foto, ma non temete! Ora devono lievitare per 8 ore a temperatura ambiente, non cedete alla tentazione di usare un luogo caldo per accorciare i tempi o rovinerete la sfogliatura!
Le stesse nastrine viste prima della lievitazione, appena sfornate
Quando le nastrine saranno raddoppiate di volume spennellatele appena con del miele, cospargetele di zucchero e infornatele per 20 minuti a 170°C. Sarebbe meglio resistere dal mangiarle subito: fredde sono più buone!